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La storia dell'as roma capitolo 1 - Le Origini

Er carcio pulito, a Roma, arriva nel 1927. La storia, forse stordita da tale evento, ha dimenticato di tramandarne il giorno preciso: alcuni quotidiani l'8 giugno annunciano la nascita dell'as roma, ma pezzi di carta di quella riunione del 7 non ce n'è: e d'altra parte, Alba e Fortitudo (due delle tre società che confluirono nell'as roma) dopo il 7 giugno disputarono almeno una partita ciascuna delle fasi finali dei campionati nazionali. Per altri la fausta data è quella del 22 luglio, giorno di un verbale di assemblea (il primo) della neonata società: ma prima di quel 22 luglio l'as roma ha giocato almeno una partita, addirittura con una squadra straniera.
Insomma, né il 7 giugno né il 22 luglio. D'altronde, come può esserci una data esatta per qualcosa che è avvenuto in maniera così nebulosa che sembra quasi... non sia avvenuto proprio?

(Per leggere l'articolo sulla presunta data di nascita clicca qui).

Torniamo un attimo dietro. Qualche anno, non di più. I calciatori hanno cominciato a percepire dei rimborsi spese, che somigliano sempre di più a degli ingaggi veri e propri. Le società hanno necessità di aumentare gli incassi. Molte sono sull'orlo del collasso, e lo stesso sistema calcio sembra poter crollare sotto il peso dei debiti. Niente di nuovo sotto il sole.

Bisogna trovare una soluzione: si chiama campionato a girone unico. Le migliori squadre giocano sempre e solo tra loro, per tutto l'anno. Incassi e interesse assicurati: gli inglesi fanno così da quasi quarant'anni, sono loro ad aver inventato quello che si chiamerà, chissà perché, "girone all'italiana". Le società, però, si adeguino: niente debiti e chi non ce la fa si tolga di mezzo: meglio una squadra per ogni città importante. Lo stato si occuperà di costruire stadi adeguati. Un progetto azzeccato, niente da dire: la serie A esiste ancora oggi e gli stadi che usiamo sono quasi tutti quelli costruiti negli anni '20/'30. Il tutto, viene sancito dalla cosiddetta "Carta di Viareggio": tre i redattori principali.
A livello locale, la ristrutturazione delle società viene affidata ai segretari provinciali del fascio.
Tra i club cui la ristrutturazione fa particolarmente comodo, c'è la Fortitudo di Roma. La Fortitudo versa in cattivissime acque, e il nuovo corso sembra offrirle qualche via d'uscita: anzi, pare quasi che lo abbiano studiato apposta per lei.
La figura più importante di quella Fortitudo si chiama Italo Foschi. Il segretario provinciale del fascio si chiama Italo Foschi. Uno dei tre redattori della Carta di Viareggio si chiama Italo Foschi.

Italo Foschi, il segretario provinciale, inizia le trattative per la creazione a Roma di una nuova, unica società. Non lo fa certamente apposta, ma cerca di tutelare soprattutto la sua Fortitudo. Prende contatti con la Lazio, che ha una carta vincente: i soldi. Naturalmente, la nuova società si chiamerà roma, propone Foschi il segretario. Ma la Lazio da quell'orecchio non ci vuole sentire: vuole tenersi il nome. Anzi, siccome la Lazio conosce le regole e sa che una fusione tra società prevede lo svincolo automatico gratuito di tutti i calciatori, dice a Foschi: noi assorbiamo la Fortitudo, e questo si può fare senza perdere i calciatori in rosa.
Foschi, quello della Fortitudo, ingoia amaro: ma non ha alternative. Accetta. O perlomeno dice di accettare. La Lazio prende atto e, dal momento che acquisirà la rosa della Fortitudo e si farà carico dei suoi debiti, rinuncia alla campagna acquisti per la stagione in arrivo, che si preannuncia molto impegnativa perché vedrà per la prima volta la Lazio confrontarsi nel Girone Nazionale, assieme agli squadroni del nord.

Foschi però non si arrende e contatta i proprietari del Roman: un club antico ma che negli ultimi anni non partecipa quasi mai ai campionati. Ma il Roman, come la Lazio, ha quello che serve a Foschi: i soldi. C'è da tirare dentro anche l'Alba, che doveva anch'essa confluire nella Lazio: nessun problema, c'è solo quel Farneti che nell'Alba mette soldini in quantità e che di veder sparire la società che tanto ama non vuol saperne manco lui. Ma Farneti pensa, si fida, che una cosa del genere non succederà mai, e così ai primi di giugno se ne va fatalmente in vacanza al mare.

La riunione decisiva, nella sede della Lazio, avviene il 6 giugno. La Fortitudo presenta il conto: non ha debiti per 100.000 lire, come la Lazio era stata informata in precedenza, ma per 300.000. Vaccaro non ci pensa su molto, dice che Ã¨ perplesso (per leggere l'articolo clicca qui) ma che si impegna a studiare una copertura anche per quella cifra. Ma la Fortitudo dice ancora no: la questione del nome, dicono, le preme troppo.
Il giorno dopo, avviene una riunione in casa di Foschi e l'8 giugno i giornali annunciano la nascita dell'as roma (clicca sulla foto).

La Lazio, così, non potrà effettuare il mercato estivo: troppo tardi, ormai. Si è fidata, evidentemente, di una parola poi non mantenuta.
Il Coni si arrabbia un po': le fusioni abbisognano della sua autorizzazione. Ma non accade nulla. Anzi, siccome ogni nuova società deve essere costituita in Polisportiva, l'as roma si affretta a costituire anche un paio di sezioni di altri sport, oltre il calcio, tanto per salvare la forma.
Si arrabbia anche Farneti, che tornato dalle vacanze non trova più la sua amata Alba: il marchese Scialoja, che ne aveva purtroppo titolo, l'ha fatta confluire nell'as roma. C'è ancora la questione della fusione che rende svincolati tutti i calciatori appartenenti alle tre società. Foschi conosce le regole e non può cambiarle, chi vuole può ingaggiare i vari Ferraris IV, Corbjons e compagnia. 

Ma Foschi sa essere convincente: appaiono in continuazione sui quotidiani suoi articoli che diffidano (a nessun titolo) le squadre del nord dal contattare i calciatori di Alba e Fortitudo. Nessuno si azzarderà mai.
La Lazio avrebbe garantito alla nuova Lazio-Fortitudo anche il posto in Divisione Nazionale, che si era garantita con 200.000 lire (una specie di "tassa" che doveva scavare un solco ulteriore tra società ricche e povere) e al quale comunque aveva diritto. Non ne avevano diritto invece Alba e Fortitudo, ma il gioco delle fusioni, guarda un po', riconsegna alla neonata as roma un posto nel massimo torneo.
La nuova società ha anche bisogno di uno stadio: la Rondinella è della Lazio, si contava di utilizzarlo ma non si può più, naturalmente; il nuovo stadio Nazionale non è destinato ai club. I primi due anni si gioca al Motovelodromo Appio, nel frattempo si costruisce in gran fretta Campo Testaccio: le tribune di legno hanno una singolare caratteristica: le prime due file possono essere smontate, per allargare o stringere il terreno di gioco a seconda dell'avversario da incontrare: nasce "la simpatica furbata".

L'as roma debutterà alla Rondinella in Serie A, ma dal turno successivo Testaccio è disponibile. Non è un gran lavoro: già nel 1938 sarà momentaneamente abbandonato perché pericolante, nel 1940 sarà abbattuto definitivamente.
E il Roman? Quello ha messo i soldi: la società nuova porterà i suoi colori. Avrebbero voluto mantenere anche loro il nome, ma quello in tempi di autarchia proprio non si può: del resto, tra Roman e roma la differenza non è poi così grande. E Foschi se ne va presto, appena un anno dopo perché la carriera viene prima. Va a nord, ironia della sorte, dove lo troveremo anche dopo il 25 luglio, prefetto addetto ai rastrellamenti (per la verità senza peccare di eccessivo zelo). 

Arriva Sacerdoti, quello del Roman, che così riprende in mano quella che è la "sua" creatura: colori, soldi e, più o meno, il nome. Dovrà allontanarsene nel 1938, per le leggi razziali: tornerà nel dopoguerra, e scoprirà che fino a quel giorno l'as roma era esistita, parole sue, "senza nemmeno uno statuto".

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