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La storia dell'as roma capitolo 2 - Le prime nefandezze

La neonata as roma si aggiudica subito, nel 1928, la Coppa Coni, trofeo istituito in quell'anno, che viene conteso tra le squadre che non hanno superato la prima fase della Divisione Nazionale, se ne disputeranno solo altre due edizioni, l'ultima nel 1942 vinta dalla Juve Stabia: ma la rivisitazione storica moderna tenterà di assurgerla a rango di "antesignana della Coppa Italia": salvo dimenticare che la Coppa Italia esiste già. Ci sarebbe la Coppa Europa Centrale, VERA antesignana della Coppa dei Campioni: è un torneo tra squadre italiane e della Mitteleuropa. Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia esprimono al tempo il miglior calcio europeo: il Bologna che si aggiudica due volte la Coppa diventa popolarissimo e nasce "lo squadrone che tremare il mondo fa". L'edizione più prestigiosa è quella del 1937, aumenta il numero di nazioni partecipanti, si va verso un vero campionato europeo per club. La Lazio arriva in finale e perde contro il fortissimo Ferencvaros, con un po' di sfortuna. Il torneo tramonterà per il precipitare della situazione politica in Europa.

 

E l'as roma? Beh, qualche anno prima aveva fatto una sortita in Coppa, ma proprio il Ferencvaros l'aveva un po' maltrattata: 8-0 (clicca sulla foto). Meglio dimenticare: per la storiografia moderna la Coppa Europa va nel dimenticatoio.

Nel 1930/31 l'as roma è in lotta con la Juventus per vincere lo scudetto. I torinesi vengono a Testaccio e subiscono un clamoroso 5-0. Non essendo stato ancora inventato il dvd, la celebrazione dell'Evento sarà affidata alla pellicola, inaugurando così una simpatica abitudine tutta romanista. E' il regista Mario Bonnard a realizzare, appunto, "Cinque a zero", che parla in realtà di tutt'altre vicende ma alle quali la famosa partita fa in qualche modo da sfondo. Per arrivare allo scudetto c'è ancora l'ostacolo derby: finisce 2-2 e i romanisti danno in escandescenze, subendo varie squalifiche tra cui quella del campo: stagione compromessa, scudetto alla Juventus. Juventus che l'anno dopo restituisce all'as roma le legnate di Testaccio, con tanto di interessi: finisce 7-1; risultato che potrebbe dare il via ad una saga, viste le sue periodiche apparizioni dalle parti di trigoria, ma stavolta di registi interessati non c'è traccia.

Nel 1934 la colonna romanista Attilio Ferraris IV, già figura di assoluto prestigio quando militava nella Fortitudo, litiga con la società e passa nientemeno che alla Lazio. Vince il Mondiale, in quell'estate, ma la storiografia lo ricorderà come Campione del Mondo romanista: peccato che il trasferimento in biancazzurro fosse già avvenuto. E' invece già Laziale da tempo Attilio Ferraris quando a novembre diventa "il leone di Highbury", nel famoso Inghilterra-Italia 3-2: ma anche qui qualche storico romanista si annette la grande partita che il nostro disputò. L'as roma aveva ceduto Ferraris alla Lazio a patto che non fosse schierato nei derbies, ma la Lazio pagò la relativa penale e Ferraris fu regolarmente in campo nel primo derby giocato a Testaccio. I romanisti lo accolsero rabbiosamente al grido di "venduto-venduto", i Laziali risposero, con vero spirito romano, con il coro "comprato-comprato". Geniali.


In Italia, all'epoca, vanno molto di moda gli oriundi, perlopiù calciatori sudamericani di origine italiana che vengono ad arricchire il nostro campionato e anche la Nazionale. Lazio e as roma ne schierano diversi, i più celebri sono Guaita e Guarisi, che partecipano anche al Mondiale 1934. Nel 1935 si comincia a parlare di Abissinia, e gli oriundi temono di essere arruolati e di dover partire per la guerra: decidono così di abbandonare l'Italia. I Laziali attendono però la fine del campionato, gli argentini romanisti danno vita invece a quella che passerà alla storia come una fuga ignominosa, addirittura a gennaio: spariscono, e quando vengono rintracciati sono già segnalati a Ventimiglia: troppo tardi. La fuga di Guaita, Scopelli e Stagnaro è un'altra delle tante pagine nerissime della storia dell'as roma.

Nel 1941/42 l'as roma vince il campionato. E' un torneo strano, la squadra giallorossa che non brillava particolarmente in quegli anni si ritrova improvvisamente al vertice. Molti anni dopo, prenderà piede la versione dello "scudetto fatto vincere da Mussolini", e ci vorrà parecchio tempo per sopire la dicerìa. Indizi? Quello che è sopravvissuto alle cronache racconta di una certa benevolenza arbitrale in alcune partite. Si cominciano a sentire i disagi della guerra in corso: a Roma certamente meno che in altre parti d'Italia. Ci sarebbe quell'Eraldo Monzeglio, (clicca sulle foto sotto) ex calciatore e amico personale del duce, che si cimenta per la prima e unica volta nel ruolo di consigliere tecnico: coincidenze, per carità, anche perché Monzeglio a metà campionato molla tutto e parte per il fronte russo (sarà uno dei pochi a tornare). Anche il massaggiatore Cerretti parte per il fronte anzitempo, sostituito da un certo Angelo Cesaroni, che tanti anni più tardi darà lo spunto per una nota serie tv di successo, capace di far diventare il romano un fenomeno da baraccone.
Al di là delle chiacchiere, un aiuto sostanzioso arriva certamente dalla Lazio, che toglie 3 punti su 4 a Venezia e Torino, le rivali scudetto dell'as roma. Oddio, la Lazio toglierebbe volentieri punti anche all'as roma: succede però che i cuginetti vincono il derby di ritorno nell'abbondantissimo recupero grazie a un autogol di Faotto, vistosamente spinto in rete con tutto il pallone da un avversario. Gol valido, per l'arbitro, l'unico che non ha visto la spinta.

Lo scudetto non suscita particolari entusiasmi, dice chi ricorda. Sono brutti tempi, il calcio è decisamente in secondo piano. Ma la giostra va avanti, incredibilmente, fino a quando sarà materialmente impossibile giocare.
L'anno dopo l'as roma ritorna a una tranquilla normalità; lo scudetto va al Torino che sta per diventare "grande". I torinisti vorrebbero essere proclamati Campioni d'Italia, ma devono aspettare. Succede che il calendario di Coppa Italia metta a confronto proprio Torino e as roma, in semifinale, coi romanisti ancora scudettati (non si tratta del tricolore attuale, in realtà). Anticipando di sessant'anni la "goliardia" dei romanisti stessi, i torinisti fanno recapitare - in albergo o nello spogliatoio, le versioni sono discordi - ai giallorossi undici paia di forbici, con il chiaro invito a scucirsi lo scudetto. I romanisti dell'epoca però non sono spiritosi come quelli moderni, e prendono d'aceto di brutto. Si gioca in un clima di grande tensione, la scintilla che fa scoppiare tutto arriva presto, sotto forma di una decisione contestata. Un guardalinee viene preso a calci, verrà accusato (ingiustamente) Amadei, che sarà radiato (poi condonato). La partita viene sospesa e l'as roma perde a tavolino. Un brutto episodio: molti anni dopo, si pretenderà di rivendere per "simpatica goliardia romana" un gesto inventato già da altri e a cui proprio i sedicenti inventori - in realtà come sempre pessimi imitatori - avevano così malamente reagito.

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