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La storia dell'as roma capitolo 4 - Anni ruggenti

Nel 1949 muore Italo Foschi. Una figura, la sua, oggetto di una rivalutazione postuma, certamente legata all'agiografia romanista tanto di moda ma anche in parte meritata. Foschi fu senza dubbio il vero artefice della nascita dell'as roma, al di là della disinvoltura che adoperò per portare a termine il suo progetto: ma scomparve prestissimo dalla scena, e soprattutto seguì il fascismo fino all'ultimo. Al suo funerale, dodici persone. Fu colpito da infarto, a quanto pare, apprendendo di una sconfitta dell'as roma, si omette volentieri di ricordare che il malore lo colse allo stadio Nazionale, mentre assisteva a una partita della Lazio. Forse, dovrebbe essere rivalutata anche la sua figura di sportivo, che difese in aspri scontri verbali con Vaccaro.

Si chiude nel 1958 la presidenza Sacerdoti, che era cominciata quasi per caso: il suo predecessore Romolo Vaselli era stato costretto ad abbandonare, a seguito delle aspre polemiche seguite a un derby perso: i suoi figli, Laziali, avevano festeggiato pubblicamente la vittoria biancoceleste nella stracittadina.

 

 

 

 

 

 

 

La correttezza e lo stile sono sempre riferimenti irrinunciabili per la società giallorossa: per licenziare l'allenatore, prima di un Napoli-as roma, la società gli comunica volutamente un orario ferroviario sbagliato. L'allenatore Stock giunge a Napoli quando il suo vice ha già stilato la formazione: un ottimo pretesto - creato ad arte - per cacciarlo. In quegli anni, in linea con l'inconfondibile stile giallorosso, si ricorda l'apparizione in campo di una gigantesca e grossolana lupa che anticiperà di diversi anni, ma con scarso successo, l'avvento dell'Aquila Olympia della SS Lazio.

Nel 1961 l'as roma vince la Coppa internazionale delle città di Fiere industriali (Coppa delle Fiere). E' un torneo, all'epoca, che ha lo stesso valore della Coppa delle Alpi, dell'Anglo-Italiano e simili. Inizialmente è prevista la sola partecipazione di rappresentative cittadine, quindi niente club. Dal 60/61 la partecipazione è mista, dalla stagione successiva partecipano i soli club. Solo negli ultimi anni sarà parzialmente introdotto il criterio della classifica in campionato, ma gestito in maniera del tutto autonoma. La riscrittura storica non mancherà di trasformare questo trofeo in "Coppa Uefa" - con tanto di immagine, sbagliata, della bella Coppa disegnata da Silvio Gazzaniga, o in "antesignano della Coppa Uefa": ma la formula e l'organizzazione con l'Uefa non avevano nulla a che vedere (sul sito ufficiale dell'UEFA - as roma zero tituli).

 

Il 1961 è anche l'anno della prima retrocessione della Lazio, che travolta da una gravissima crisi economica sta disputando, rassegnata, un triste girone di ritorno. Nel derby di marzo, l'as roma, che gioca in casa, è in vantaggio per 1-0. Un giocatore romanista comunica a quelli Laziali che è stato promesso loro un premio per ogni gol di scarto con cui vinceranno la partita. La Lazio sarà povera ma ha orgoglio: reagisce alla solita incauta sbruffonaggine romanista e con una doppietta di Rozzoni ribalta incredibilmente il risultato.

Nel 1964/65 l'as roma ingaggia l'allenatore Juan Carlos Lorenzo, proveniente dalla Lazio. Il 4 gennaio l'as roma deve andare in trasferta di Coppa Italia a Vicenza. Lorenzo comunica ai giornalisti che la società non ha soldi nemmeno per organizzare il viaggio. Prende corpo l'idea di una colletta e viene messo a disposizione il Teatro Sistina: si racconta che molti tifosi Laziali parteciparono facendo la coda più di una volta, e contribuendo ogni volta con 10 lire, pur di godere in fondo dello spettacolo dei cugini questuanti. Quando il presidente Marini Dettina viene a sapere della cosa, parla di "vergogna ed umiliazione": non si vergognerà tuttavia di trattenere la somma raccolta, circa 700.000 lire. Il danno d'immagine è tremendo, l'as roma verrà accolta a lungo in tutta Italia con lanci di monetine.

La morte di Giuliano Taccola è un fatto così grave da meritare solo riflessione, lasciando da parte ogni campanilismo, davvero fuori luogo. La riflessione però, dovrebbe essere patrimonio di tutti: sulla vicenda invece calò presto una cappa di piombo, che non si è mai dissolta. Un po' incoerente, per quei cantori che strillano di farmacie e di muscoli: sempre quelli degli altri, però: nemmeno di fronte a una tragedia ci si dimentica la sciarpa al collo.

Nel 1970 l'as roma, che l'anno prima aveva vinto col Mago Herrera la Coppa Italia, disputa la Coppa delle Coppe. La squadra affronta il Gòrnik Zabrze in semifinale, fa 1-1 in casa e 2-2 fuori: Martellini annuncia il passaggio del turno, ma il regolamento dei gol "doppi" in trasferta non è ancora in vigore. Caroselli in piazza, ma il giorno dopo si scoprirà che c'è da giocare lo spareggio. Spareggio che termina 1-1: ci vuole la monetina. Il capitano Peirò sceglie testa, ma il Mago corregge: croce. Esce testa.

I calciatori in maglia giallorossa si abbracciano, e l'esultanza si propaga ai tifosi presenti: ma la scarsa confidenza coi tornei Uefa, in cui è d'uso scambiarsi le maglie, ha giocato loro un brutto scherzo...

Tra le Coppe e l'as roma esiste, dunque, un rapporto tormentato: comprese quelle già vinte. Siamo ad aprile del 1971 quando un falegname telefona al Messaggero raccontando un'incredibile storia: nella bottega di uno stracciarolo, in mezzo a cianfrusaglie, barattoli secchi di vernice e ragnatele, ha ritrovato la Coppa dello scudetto del 1942. Il Messaggero contatta la società, che si avvede così della scomparsa del trofeo, avvenuta chissà quando: l'armadio viene aperto raramente, come è facile capire. La Coppa viene riconsegnata alla società giallorossa.

Viene licenziato Helenio Herrera che, in una conferenza stampa al vetriolo, tira fuori la storia dello "scudetto di Mussolini". Dopo un paio di giorni Herrera pubblica sul Messaggero il seguente annuncio: "cercasi club con presidente serio, con il quale si possa [...] collaborare lealmente, che rispetti la parola scritta e parlata". Il presidente Marchini viene duramente contestato, anche a seguito della clamorosa cessione delle promesse Capello, Spinosi e Landini alla Juventus, e lascerà la presidenza a Gaetano Anzalone.

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