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La storia dell'as roma capitolo 5 - Anni '70

La presidenza Anzalone inizia con una robusta ristrutturazione dei quadri e con il ritorno di Herrera sulla panchina. Il campionato 1971/72 non è male, si conclude con un settimo posto e la vittoria nell'Anglo-Italiano. C'è un derby perso con relativa eliminazione in Coppa Italia per mano della Lazio, ma la stagione ha dato precise indicazioni: e l'anno successivo l'as roma si presenta ai nastri convinta, come in 85 dei suoi 86 precampionati, di poter competere per lo scudetto. La Lazio, appena tornata in A, è invece la principale candidata alla retrocessione.
Il torneo in effetti inizia alla grande per l'as roma, che dopo un pari infila tre vittorie di seguito e vola al primo posto solitario. I giornali celebrano la squadra del Mago che sembra aver ritrovato lo smalto dei tempi dell'Inter. A Cagliari, quinta giornata, l'as roma strappa un bel pari e mantiene il primo posto, viene però agganciata dalle due milanesi e dalla sorpresa Lazio: e il turno successivo prevede il derby.
E' forse la stracittadina più famosa di sempre (fino a quel momento). I giallorossi non hanno dubbi sulla legittimità del loro primato in classifica e delle loro ambizioni, la Lazio è solo un "foco de paja": i biancocelesti non avranno scampo. Molto sportivamente, l'as roma, padrona di casa, concede alla Lazio pochissimi biglietti, relegando i tifosi biancocelesti in uno spicchio di stadio, anche se sparsi per l'Olimpico ce ne sono tantissimi: lo si vedrà alla mezz'ora del primo tempo, quando una bordata di Nanni mette il segno sulla partita.

La sconfitta è traumatica: le ambizioni di scudetto vengono frustrate proprio dalla derelitta Lazio, e proprio nel derby, e la Lazio va addirittura in testa al campionato. E' troppo per lo stizzito popolo romanista, al quale dà voce un poco signorile Herrera, che sfida Nanni a ripetere quel tiro, secondo il Mago "irripetibile" (guarda il video). Ma quella Lazio è già la banda Maestrelli che arriverà allo scudetto, e timori reverenziali non ne ha di certo, così Nanni fa sapere al "Mago" che ripeterà il tiro, chiedendo solo dieci tentativi a disposizione: è proprio Maestrelli a spegnere la miccia e chiudere la questione, proibendo di dare seguito ai propositi.

L'as roma si riprende, dopo la sbandata del derby,  e all' 11esima ospita l'Inter,  con  la speranza  di  poter  ancora rientrare nell'altissima classifica. A un minuto dalla fine, rigore per l'Inter, per un fallo forse avvenuto fuori area: è il finimondo. Invasione di campo, partita sospesa. Decine di tifosi armati di spranghe e bottiglie si dirigono verso lo spogliatoio dell'arbitro Michelotti: sulla porta trovano Anzalone in persona, che riesce ad evitare il linciaggio del direttore di gara.

E' il colpo definitivo al campionato romanista. Nella sconfitta di Firenze, Spadoni segna al 32' il gol dell'as roma: è il 24 dicembre 1972, 12esima giornata. L'as roma tornerà al gol il 18 marzo 1973, 1-0 contro il Torino, 22esima giornata dopo un'astinenza durata 933', ben 9 partite intere, 84 giorni. E' RECORD!, soltanto il Verona anni dopo porterà l'astinenza a 988', mentre il numero di giorni senza gol viene eguagliato: quasi tre mesi di campionato senza segnare, un'altra perla nella storia giallorossa.
 

L'as roma, così, precipita verso i bassifondi della classifica, mentre la Lazio, che l'ha comodamente battuta anche nel derby di ritorno, si gioca lo scudetto. E arriva così l'ultima giornata. I romanisti, ormai salvi - a meno di una sconfitta con una decina di reti al passivo - ospitano la Juventus. Il resto è noto: dopo il primo tempo, che finisce 1-0, molte testimonianze concordano sulla richiesta di un impegno meno strenuo ai suoi calciatori da parte di Anzalone in persona (per leggere l'articolo clicca qui). La Juventus vince partita e campionato. E' una delle pagine più vergognose della storia romanista, che verrà riscattata in parte l'anno successivo, quando la Juventus, ancora in lotta per lo scudetto con la Lazio, verrà battuta 3-2 a due turni dalla fine del campionato.
I calciatori, come detto, si fanno quasi sempre onore, senza pressioni esterne. Due anni dopo, all'ultimo turno Pellegrini segna il gol contro l'Ascoli che consente alla Lazio di restare in A, mandando in B l'Ascoli stesso: il gol giallorosso provoca le proteste del pubblico nei confronti dei loro stessi calciatori: trent'anni dopo, questi stessi signori pretenderanno di dare lezioni di sportività ai tifosi Laziali... La presidenza Anzalone si trascina così fino all'epilogo, che avviene alla fine della stagione 1978/79.


 

 

 

 

 

 

 




 

Arriva poi il 28 ottobre 1979: un giorno triste per la città di Roma. L'assurda morte del tifoso Laziale Vincenzo Paparelli durante il derby, per mano di un diciottenne tifoso dell'as roma (tramite un razzo nautico per segnalazioni luminose sparato da una curva all'altra) è ancora oggi una delle pagine più buie dello sport italiano. A seguito di quel tragico evento, domenica 19 novembre 1979, va in scena un derby misto amichevole di commemorazione e ricordo, con i giocatori della SS Lazio e dell'as roma divisi tra Romani e Resto d'Italia, tra scambi di pace e di amicizia. Peccato però che a distanza di 35 anni, in parte della curva sud giallorossa, la pace non sia mai realmente scoccata.

I cori contro il povero tifoso biancoceleste sono la dimostrazione che purtroppo il rispetto non esiste neanche di fronte ad eventi drammatici come questo.

L'ultimo turno della stagione è Ascoli-as roma, il pari darebbe la salvezza a entrambe le squadre: la Domenica Sportiva faticherà a trovare un tiro in porta da inserire nella sintesi, commentata con feroce ironia.

Non sono ancora i tempi della rivalità con la Juventus, società "amica" per Anzalone, tanto che qualche frangia delle due tifoserie dà vita quest'anno a un breve gemellaggio.

Sono ancora lontani gli anni del giallo ocra e del rosso pompeiano, le brutte divise della Pouchain prevedono un rosso e un giallino piuttosto sbiaditi. C'è già il lupetto, ma solo perché come marchio non poteva essere registrata la Lupa Capitolina, cosa che invece sarà possibile una ventina d'anni dopo grazie a una deroga dell'amministrazione comunale (per leggere l'articolo clicca qui).

La società passa a Dino Viola, che ha in mente programmi ambiziosi, anche se appena un anno prima aveva rifiutato l'acquisto ("troppo giovane") di un riccioluto 18enne argentino, poi arrivato in Italia qualche anno più tardi e rivelatosi assai bravino, di cui l'osservatore Lojacono aveva il cartellino praticamente in mano.

Roma è biancoceleste
XXVI-V-MMXIII 

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